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Women in Comics

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Artsupp

Direttamente dalla galleria della storica Society of Illustrators di New York, approda a Roma – in esclusiva europea –  fino all’11 luglio a Palazzo Merulana, la mostra WOMEN IN COMICS curata da Kim Munson e dalla leggendaria Trina RobbinsLa mostra è organizzata da ARF! Festival del Fumetto a Roma, assieme al Comicon di Napoli, e promossa dall’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma.

E se l’emancipazione femminile passasse anche da Wonder Woman, Scarlet Witch e le altre?

La mostra vi invita a riflettere su questo tema, immergendovi in un’antologia del processo di autodeterminazione femminile dei comics USA, grazie al genio e al coraggio delle sue 22 più celebri e proficue cartoonist, che hanno fatto la Storia del fumetto nordamericano. Si parte col fumetto “vintage”, dal sapore lievemente retrò, ispirato dalla rassicurante tranquillità della vita quotidiana americana degli anni’50 che, vera o presunta che fosse, contribuiva comunque a rafforzare lo spirito di un Paese che dopo la Seconda Guerra Mondiale si era infilato in un’altra guerra, continua e silenziosa, come il conflitto “a freddo” contro l’Unione Sovietica. Si prosegue poi col fenomeno graphic novel più autoriale, esplorativo di temi come amore, sessualità, creatività, discriminazione e indipendenza, che attraversa la psichedelia degli anni ’70 facendosi carico del ruolo di manifesto politico di una nuova beat generation che dalla Bay Area di San Francisco, credeva e sentiva di poter contribuire a scrivere nuove pagine per la società del futuro, per attestarsi infine al fumetto underground e alla scena contemporanea mainstream di Marvel e DC Comics.

Afua Richardson. 2018. Marvel Comics – Shuri #2. Variant Cover

Accanto alle tavole di Trina Robbins, vera e propria icona “militante” del fumetto underground e dell’attivismo femminista (che nel 1986, ricordiamo, divenne la prima fumettista della storia a disegnare Wonder Woman), saranno presenti opere originali di Afua Richardson e Alitha Martinez (entrambe autrici afroamericane e attiviste, vincitrici dell’Eisner Award per il loro lavoro su World of Wakanda della Marvel, serie spin-off del già “politico”ed acclamato Black Panther), di Colleen Doran e di Emil Ferris, il cui graphic novel La mia cosa preferita sono i mostri (pubblicato in Italia da Bao Publishing) è diventato un vero successo editoriale di critica e pubblico. Si prosegue poi con Ebony Flowers(autrice di Hot Comb, considerato da GuardianWashington Post Believer uno dei migliori libri del 2019), Trinidad Escobar (fumettista e poetessa filippina di San Francisco, dove insegna al California College of the Arts), Tillie Walden(Su un raggio di sole, Bao), Jen Wang (Il Principe e la sarta, Bao), Joyce Farmer (Special Exits, Eris Edizioni) e tante altre, che toccano o attraversano tematiche di grande rilevanza socio-culturale e attualità legate ai movimenti femministi e al corpo femminile, all’antirazzismo, il trans-femminismo, la violenza e il rapporto tra generi e identità nel fumetto. 

Il percorso espositivo. Le ragioni

La mostra WOMEN IN COMICS è concepita come un percorso cronologico attraverso 90 opere originali (tavole, disegni, stampe), suddiviso in tre sezioni principali, che raccontano tre momenti molto rappresentativi della storia del fumetto nordamericano. 

La prima sezione “Back” presenta una selezione delle cosiddette decane dei comics (cominciando proprio da Trina Robbins) che mossero i primi passi in un’industria prevalentemente maschile e maschilista, quasi prestate ai romance comics durante la seconda guerra mondiale «finché gli uomini non tornarono a casa e rivendicarono il loro lavoro»; le donne tornarono infatti ai fumetti negli anni ’70, grazie ad una ritrovata libertà femminile.

La seconda sezione ospita le opere di quelle autrici che hanno contribuito al cambiamento, che hanno operato la “rivoluzione” dei modelli editoriali imperanti fino a quel momento, corrispondente al diffondersi dell’editoria indipendente degli anni ’60 e ’70, delle emancipazioni sociali, sessuali e culturali che stavano avvenendo soprattutto a San Francisco, con la sua università come epicentro, che si riverberavano ampiamente sul ruolo della “fumettista” in un panorama nazionale di grande fermento e mutamento. Gli anni ’60 e ’70 furono il periodo in cui le donne potevano finalmente avere successo con il proprio nome.

Fiona Smyth and Cory Silverberg. 2015. Sex is a Funny Word

La sezione conclusiva “Forward” è quella in cui il fumetto femminile contemporaneo diventa sinonimo di autodeterminazione: le nuove autrici di questa generazione, oramai – tramite il dilagare di generi e formati o dei comics seriali legati alle grandi icone della cultura pop – hanno conquistato a pieno titolo la popolarità del loro essere protagoniste attive del mercato editoriale, vincendo premi sempre più prestigiosi, occupando un ruolo sempre più centrale tanto in termini produttivi, quanto in termini di dibattito culturale e artistico, all’interno dell’industria del fumetto.

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