La Vedova Blu di Pascali è una delle opere dell’artista pugliese fotografate da Claudio Abate e in mostra fino al 4 Giugno al Maxxi di Roma, all’interno della mostra Claudio Abate Superficie sensibile.
Pino Pascali
Pino Pascali nasce Bari nel 1935.
Nel 1956 si trasferisce a Roma, che diventa sua città adottiva e dove frequenta l’ambiente degli artisti attorno alla Galleria l’Attico.
Artista eclettico e poliedrico oggi è considerato come uno dei massimi esponenti dell’arte povera, insieme ad altri nomi noti tra i quali Boetti, Pistoletto, Kounellis, Merz, Mattiacci, Tacchi.
Muore prematuramente a seguito di un incidente in moto, proprio all’apice della sua carriera, nel 1968.
Pascali e l’arte autobiografica
Nella ricerca artistica di Pascali è essenziale capirne la componente autobiografica.
Trasferitosi insieme alla famiglia in Albania a causa del lavoro del padre, poliziotto, conobbe in prima persona la guerra che, attraverso la serie della armi, torna come tema ricorrente ma senza l’implicazione politica.
Pascali ripropone le armi, ma solo come il ricordo dei giochi di un bambino, “l’arte come arma puntata verso il mondo” , prendendo in prestito le parole di Picasso.
Per Pascali l’opera diventa un dispositivo per pensare cosa sia o non sia arte, per creare relazioni, attivare memorie, rifare la storia.
Vedova Blu: Pascali e la ricostruzione della natura
Pascali realizza la Vedova Blu nel 1965.
Si tratta di un gigantesco ragno.
Un animale strano, irreale, assurdo e fiabesco che fa parte dell’ultimo gruppo incompleto di oggetti di Pascali inclusi nella serie de “La ricostruzione della natura” in cui l’ artista ha rivolto la sua attenzione alla combinazione tra materiali industriali e forme organiche.
Ne “La ricostruzione della natura”, Pascali utilizza materiali di produzione industriale, come nylon, lana d’acciaio o pelo acrilico e con realizza mondi e creature altre.
Per la sua Vedova Blu, Pascali sceglie un materiale sintetico e ironizza sulla monumentalità e sulla natura “intoccabile” dell’opera d’arte classica, trasponendola nell’area della giocosità e dell’interattività.