La flagellazione di Cristo è un dipinto di Caravaggio realizzato presumibilmente durante il primo soggiorno napoletano dell’artista, tra il 1606 e il 1607.
Fino al 31 Marzo è possibile ammirare il quadro inserito tra le opere della mostra Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli al Museo Capodimonte di Napoli, dove l’opera è custodita in collezione permanente.
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Il Committente
La Flagellazione di Cisto venne commissionata a Caravaggio da Tommaso de’ Franchis per la cappella di famiglia nella Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.
Ad oggi è ritenuto uno dei più grandi capolavori del maestro.
La Flagellazione di Cristo: personaggi e ispirazione
Centro del dipinto è la colonna attorno alla quale è legato Cristo.
Ai lati si dispongono i due torturatori, rispettivamente a destra e dietro la colonna.
In primo piano si trova invece il terzo, immortalato mentre si appresta a preparare il flagello.
Cristo è illuminato al centro del quadro, con il capo adorno della corona di spine da cui esce del sangue.
Nonostante il dolore, egli sembra accennare un passo di danza che rievoca sotto alcuni aspetti la pittura manierista e che contrasta con i movimenti meccanici dei torturatori.
Essendo questa un’opera ordinato da per una commissione pubblica, Caravaggio adotta una soluzione più convenzionale e più consona ai canoni della pittura religiosa.
La tela ricalca anche la Crocifissione di San Pietro che Caravaggio eseguì per la Chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma. La differenza tra la tela di Napoli e quella romana si riscontra nello spirito con cui gli aguzzini sono raffigurati.
Caravaggio dipinge la natura umana
L’opera è una rappresentazione unica della realtà umana e naturale tra contrasti netti e laceranti di luci e ombre, frammenti, brandelli di corpi in movimento colti nel momento di più alta e sconvolgente tensione fisica, emotiva e sentimentale.
Così come era consueto nello stile del Caravaggio, in questa tela compaiono i ritratti di alcuni uomini che aveva incontrato di persona e che vengono riutilizzati anche in altre opere.
L’opera fu sin dal principio particolarmente apprezzata dall’ambiente artistico napoletano, tant’è che ne fu richiesta una copia ad Andrea Vaccaro ancora oggi conservata nella cappella del Rosario della chiesa di San Domenico, dov’era la tela del Caravaggio prima del suo definitivo spostamento a Capodimonte.