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La Vittoria Alata, simbolo di Brescia

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La Vittoria Alata è una delle più straordinarie statue di epoca romana, simbolo della città di Brescia e custodita nel Capitolium.

Opera amata da Giosuè Carducci che la celebrò nell’ode Alla Vittoria e ammirata anche da Gabriele d’Annunzio e da Napoleone III, ancora oggi è ritenuta una delle opere più importanti della romanità per composizione, materiale e conservazione.

La Vittoria Alata fu rinvenuta il 20 Luglio del 1826 insieme a sei teste imperiali e a centinaia di altri reperti in bronzo, all’interno di un’intercapedine dell’antico Tempio Capitolino.

Grazie all’ingegnoso nascondiglio che l’ha protetta nei secoli, è giunta fino ai giorni nostri.

Gli studi sulla Vittoria Alata

La Vittoria Alata, inizialmente considerata come un’opera ellenistica (databile III secolo a.C.) e poi rielaborata in età romana imperiale, fu successivamente riconosciuta come nata dalla sovrapposizione di opere precedenti e creata in età romana, intorno al 69 d.C.

La Vittoria Alata, foto Arte Magazine
La Vittoria Alata, foto Arte Magazine

Ma chi era in origine la Vittoria Alata?

Un’ Afrodite che si specchiava nello scudo di Ares, sostenuto da entrambe le mani senza entrare in contatto con la gamba.

È scolpita in movimento: la torsione del busto e l’andamento delle braccia sono ispirati da opere greche del V-VI secolo a.C.

La gamba sinistra è leggermente sollevata poiché si ritiene che il piede poggiasse sull’elmo di Marte; a compimento dell’opera, sul capo fu posta un’agemina d’argento e rame a cingerne i capelli.

La fuga a Roma e il ritorno a Brescia

Allo scoppiare della prima guerra mondiale, la Vittoria Alata fu trasferita a Roma per proteggerla e tenerla lontana dalle linee del fronte.

Terminato il conflitto fu Pompeo Gherardo Molmenti, senatore e sottosegretario per le antichità e le belle arti, a farsi carico del trasporto e del rientro della Vittoria a Brescia.

Tornò in città nell’Aprile del 1920.

La Vittoria Alata, dettaglio
La Vittoria Alata, dettaglio

Ma com’è arrivata a Brescia?

Secondo i primi studi, sarebbe stata trasportata a Roma per volontà di Augusto dopo la morte di Cleopatra nel 29 a.C. e quindi da lui donata a Brixia.

L’opera sarebbe poi stata trasformata in Nike in seguito alla seconda battaglia di Bedriaco per volontà di Vespasiano.

L’atteggiamento della dea sarebbe cambiato dalla vanità dello specchiarsi all’atto di scrivere con uno stilo un’iscrizione dedicatoria sullo scudo di Ares, andato poi perduto, mentre sulla schiena le sarebbero state montante le due grandi ali piumate.

Nel 2018, l’opera fu affidata agli esperti dell’Opificio delle pietre dure e sottoposta ad un importante restauro.

Gli studi intrapresi hanno evidenziato degli aspetti tecnici per i quali l’ipotesi precedentemente esposta, ha leggermente perso veridicità.

In ogni caso, qualunque sia la storia che ha portato la Vittoria Alata a Brescia, oggi ne è simbolo imprescindibile.

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