Venezia, le mostre dell’estate

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Venezia è pronta ad inaugurare la stagione estiva con cinque mostre davvero imperdibili in giro per la città.

MARNIE WEBER & JIM SHAW al Zuecca Projects fino al 24 luglio 2022

La Simon Lee Gallery e Zuecca Projects presentano Jim Shaw e Marnie Weber allo Squero Castello di Venezia. Le opere di entrambi gli artisti, incluse in una mostra congiunta, abbracciano un’ampia gamma di media artistici e immagini visive: dai detriti della cultura americana ai mondi surreali della fantasia e del folklore, entrambi attingendo dal subconscio come fonte di creatività artistica.

Jim Shaw e Marnie Weber sono cresciuti nel panorama economico in forte espansione dell’America del dopoguerra. A partire dagli anni ’70, Shaw inizia a ispirarsi alla cultura americana, trovando ispirazione nei fumetti, nei romanzi pulp, negli album rock, nei manifesti di protesta o nei dipinti di negozi dell’usato e pubblicità. Le opere seducenti e oscuramente comiche di Shaw ci invitano a riflettere su questioni sociali e sistemi di potere economico e assoggettamento.

Weber , negli anni ’80, cofonda una band art rock chiamata “Party Boys” che lo ispirerà poi a dare innumerevoli esibizioni teatrali art rock da solista alla fine anni ’80 e ’90.

Merry-Go-Round, Marnie Weber, 2007, Collage su stampa a getto di luce

Tony Cragg. Silicon Dioxide al Museo del Vetro fino al 21 agosto 2022

SILICON DIOXIDE è la nuova personale di TONY CRAGG al Museo del Vetro di Murano (Venezia) fino al 21 Agosto.
Tony Cragg, artista del vetro, realizza opere che ne sanno valorizzare le geometrie intrinseche.
L’allestimento della mostra ripercorre, le tappe più significative della ricerca artistica di Cragg, a partire dagli assemblages, storici lavori di grandi dimensioni dove vengono accostati e sovrapposti piccoli gruppi di oggetti. Poi gli accumuli, definiti dallo stesso Cragg come la sua impronta artistica.
Quelle di Cragg sono opere che riflettono sulla complessità della fisica ed il vetro diventa uno dei suoi principali elementi di ispirazione. Il titolo della mostra, Silicon Dioxide, rimanda proprio a quel diossido di silicio da cui nasce il vetro che contiene in sé non solo una necessaria struttura chimico-organica, ma anche la scintilla della materia pronta ad esprimersi come nuova forma, nuova opera d’arte.
Il vetro è materiale e al tempo stesso materia viva, si presta negli anni a diverse sperimentazioni, da che lo vedono interagire in modalità mai subalterna con il paesaggio a quelle che lo vedono protagonista di riflessioni più intime.

Curl, Tony Cragg, 2020, Glass

AFRO 1950-1970 a Ca’ Pesaro fino al 23 ottobre 2022

Ca’ Pesaro da’ voce a uno dei più importanti maestri dell’arte italiana del secondo dopoguerra, Afro Basaldella.

Afro, il cui nome completo è Afro Libio Basaldella, studia a Firenze e arriva a Venezia dove si diploma nel 1931. Termina la sua ricerca artistica negli Stati Uniti, diventando ben presto l’artista italiano più conosciuto e apprezzato dal collezionismo americano.

Ca’ Pesaro, attraverso l’omaggio ad Afro, vuole approfondire il rapporto che negli anni Cinquanta, si è instaurato tra l’arte italiana e quella americana caratterizzata soprattutto dalle correnti dell’ espressionismo astratto e dell’action painting.

Sono 45 i capolavori insieme ad alcuni selezionati disegni e a preziosi materiali d’archivio che ripercorrono gli anni cruciali della produzione di Afro. L ’artista porta a compimento la sua capacità di sviluppare un linguaggio sempre personale, che unisce l’intima assimilazione della pittura veneziana e del colore tonale alle riflessioni sul cubismo sintetico e sull’astrattismo.

Paese giallo, Afro Libio Basaldella, 1957, Olio su tela

Rainer – Vedova: Ora presso Fondazione Vedova fino al 30 ottobre 2022

Arnulf Rainer ed Emilio Vedova sono insieme alla Fondazione Vedova fino al 30 Ottobre. L’appuntamento veneziano è il proseguimento di un dialogo iniziato nel 2020 a Baden bei Wien all’Arnulf Rainer Museum, con la mostra “Arnulf Rainer & Emilio Vedova: ‘Tizian schaut’”.

Il maestro Veneziano era legato alla città di Vienna, il cui spirito decadente, la storia prestigiosa e il lento declino erano per lui ricordo della storia della città di Venezia, che seguì una sorte simile un secolo prima.

Rainer – Vedova è un’occasione che la Fondazione Vedova ha voluto cogliere per collegare idealmente Vienna e Venezia attraverso l’opera di due grandi artisti. Rainer – Vedova testimonia una umanità attenta e sensibile che esprime, attraverso le loro opere, la fragilità della nostra esistenza e la sua bellezza come entità consapevole della propria imperfezione.

Vedova appartiene a una generazione di artisti che è stata inevitabilmente definita dal potenziale di malvagità e spargimento di sangue nella Seconda guerra mondiale e dai rischi della passività di fronte al totalitarismo. Per Arnulf Rainer, il punto focale delle ricerche artistiche è la croce, per lui abbreviazione del volto umano.

Arnulf Rainer e Emilio Vedova alla XLII Biennale di Venezia, 1986, Fotografia

MARY WEATHERFORD The Flaying of Marsyas al Museo di Palazzo Grimani fino al 27 novembre 2022

Il Museo di Palazzo Grimani presenta Mary Weatherford The Flaying of Marsyas, una mostra di nuovi dipinti realizzati appunto da Mary Weatherford.

Le opere di The Flaying of Marsyas sono ispirate al grande capolavoro omonimo di Tiziano del 1570-76, La Punizione di Marsia.

Mary Weatherford, da sempre affascinata da quest’opera, si ispira alla delicata tavolozza del pittore rinascimentale rendendo omaggio alla caratteristica luce di Venezia.

Ne risulta un’opera più spontanea e meno violenta di quella di Tiziano ma con le stesse allusioni al destino, all’alterigia e al rapporto tra l’umano e il divino.

L’approccio di Weatherford alla pittura è radicato nell’esperienza personale ed evoca una varietà di ambienti urbani e rurali attraverso la sperimentazione con la luce, il colore, la struttura, il gesto e l’interazione tra la superficie dipinta ed elementi tridimensionali. Nelle sue opere più note, strati di emulsione vinilica Flashe sono applicati a spugna su pannelli di lino pesante sormontati poi da tubi di vetro al neon, materiale che Weatherford ha iniziato a utilizzare nel 2012 traendo ispirazione da vecchie insegne luminose ancora visibili a Bakersfield, in California, dove allora lavorava come artista ospite. Gettando una luce intensa sui campi regolari di colore dei dipinti, i tubi e i loro cavi di alimentazione spesso sembrano linee disegnate a mano.

The Flaying of Marsyas, Mary Weatherford, 2021 – 22 , Flashe e neon su lino

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