Antonio Canova è stato uno scultore e pittore italiano.
Noto e molto stimato già in vita, Canova ebbe committenti prestigiosi: gli Asburgo, i Borbone, il Papa, Napoleone e diversi esponenti della nobiltà.
Tra le sue opere più note si ricordano Amore e Psiche, Le tre Grazie , Ebe, la Paolina Borghese.
Oggi però approfondiamo la storia di un’altra scultura assai celebre, La Maddalena Penitente, conservata a Palazzo Bianco, a Genova.
Canova come in Nuovo Fidia
Canova, del quale quest’anno ricorre il bicentenario della morte, non ha bisogno di particolari presentazioni: massimo esponente del neoclassicismo, venne soprannominato il Nuovo Fidia.
Le sue sculture si distinguono infatti per l’eleganza e l’omogeneità dei tratti e delle linee, la delicatezza delle forme e la perfetta proporzione nelle misure che rispondono ai canoni di bellezza ideale.
La Maddalena Penitente
È considerata come uno dei capolavori della maturità artistica dello scultore, venne realizzata nel 1796 su commissione di Tiberio Roberti, amico di Canova.
Tuttavia Roberti per ragioni di natura economica, non riuscì a pagare l’opera che venne venduta ad un altro proprietario.
Dopo diverse peripezie, l’opera fu ceduta al milanese Giovanni Battista Sommariva che la espose al Salon di Parigi nel 1808.
Infine, dopo essere tornata a Milano passò di proprietà al Genovese Raffaele De Ferrari e in seguito donata alla città di Genova per volontà della vedova De Ferrari.
La tecnica Scultorea di Canova
Canova lavora il corpo della Maddalena Penitente fino a renderlo estremamente levigato; al contrario, il basamento della statua è lasciato volutamente grezzo e appena sbozzato.
L’ inserto di bronzo dorato della croce insieme al realismo delle lacrime e ai capelli fluenti della ragazza vogliono essere un tentativo di Canova di raggiungere le stesse sfumature possibili in pittura, ma in scultura.
Questi caratteri sperimentali, uniti all’innegabile fascino sensuale dell’opera, ne determinarono la straordinaria fortuna in età romantica, grazie anche alla sua esaltazione da parte di Stendhal.
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