Andiamo al Maci, il Museo di Arte Contemporanea di Imperia, dove è custodita un’opera dell’artista argentino dal titolo “Concetto Spaziale Attese” realizzata nel 1965. Grazie a quest’opera, rossa, sgargiante e con un solo taglio verticale centrale, approfondiremo la visione artistica di questo genio del Novecento.
Fontana, padre dello Spazialismo
Lucio Fontana nasce a Rosario, in Argentina, il 19 febbraio 1899.
Figlio d’arte, il padre era scultore, è considerato uno dei più importanti artisti nel panorama internazionale, nonché iniziatore e massimo esponente dello Spazialismo, corrente artistica nata nel 1946 a cui aderiranno poi altri artisti tra i quali si ricordano Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri, Agostino Bonalumi e Roberto Crippa.
Fontana è insomma l’artista delle tele tagliate, in cui anche i meno appassionati di storia dell’arte, si saranno imbattuti almeno una volta. Le sue opere, infatti, sono conservate nei più importanti musei del mondo.
Certo è che parlare di Fontana fermandosi all’immagine di una tela squarciata senza indagarne il significato, è riduttivo.
Oggi siamo qui proprio per vederci un po’ più chiaro.
I Tagli e le Attese
In molti si saranno chiesti perché mai un semplice taglio abbia fatto tanto scalpore e abbia avuto, allo stesso tempo, così tanto successo. Semplice, non si tratta del taglio in sé ma di quello che c’è oltre.
La chiave di lettura per avvicinarsi al mondo dell’artista è interpretarne il gesto non come simbolo di rottura o rovina di un qualcosa di perfetto, ma come la possibilità che dietro di esso ci sia del nuovo. Fontana è un po’ uno scienziato che si comporta come se le sue tele fossero un esperimento. Il risultato che ne deriva è l’andare, grazie ai tagli, aldilà della bidimensionalità.
Questione di spazio
È lo spazio che viene coinvolto e che diventa un concetto, proprio come lo stesso titolo dell’opera: “Concetto Spaziale Attese”.
Quest’ultimo si arricchisce anche di un’altra parola, Attese. Una volta terminato l’esperimento e tagliato lo spazio, si è liberi dai confini della materia e si attende, appunto, che nasca qualcosa di nuovo.