La città ideale

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Quanti di noi, aprendo un libro di storia sul capitolo dedicato al Rinascimento si sono imbattuti nell’opera di cui parleremo oggi? Assieme a L’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, Città ideale è per antonomasia il simbolo, se non addirittura l’iconografia, del Rinascimento italiano.

La città ideale, Galleria Nazionale delle Marche
Pittore dell’Italia centrale (già attr. a Luciano Laurana), Città ideale, 1480-1490

La città ideale, utopia del Rinascimento

Quello della città ideale è un tema che percorre il Rinascimento nell’intero arco del suo sviluppo. Dopo i secoli bui del Medioevo, caratterizzati dal potere schiacciante della chiesa e dall’assoluta convinzione che Dio fosse tutto e l’uomo niente, la cultura rinascimentale pone al centro dei suoi interessi l’uomo e il suo agire razionale. Così, l’uomo rinascimentale liberatosi dai pesanti vincoli del Medioevo, si riafferma in quanto artefice della propria esistenza.

Questa rinnovata centralità dell’uomo prende forma anche nell’organizzazione degli spazi urbani, ripensando la città in chiave unitaria e proporzionata. La città ideale del Rinascimento, governata dalle leggi assolute della geometria e della proporzione, è un vero e proprio inno all’uomo e alla centralità del suo intelletto.

Ponendosi il problema di adeguare la città esistente alle nuove esigenze, nella prima metà del Quattrocento è Leon Battista Alberti, architetto, scrittore, matematico e umanista, a codificare una nuova pratica dell’architettura e dell’urbanistica. Partendo dallo studio dell’antichità e dalla misurazione dei monumenti antichi, il trattato di Alberti getta le basi per nuovi tipi di edifici moderni. I pittori, a loro volta, fanno proprie queste indicazioni e nei loro dipinti gli scenari rinascimentali, carichi di citazioni classiche, vengono composti in un’ideale armonia.

L’opera di Palazzo Ducale di Urbino

Esempio lampante di questa concezione umanista è l’opera Città ideale, conservata alla Galleria Nazionale delle Marche ad Urbino.
Il dipinto rappresenta gli ideali di perfezione e armonia del Rinascimento italiano, nella forma ordinata e simmetrica di una città che viene raffigurata con i principi scientifici della prospettiva centrale. In primo piano, ai lati, si trovano due pozzi con gradinate a base ottagonale, posti in maniera perfettamente simmetrica. Domina la scena un grande edificio religioso a pianta circolare. Un battistero? un mausoleo? Chi lo sa.

Città ideale

Ad accentuare la visione prospettica, le facciate dei palazzi signorili rinascimentali che delimitano la piazza. Alla perfetta prospettiva geometrica, si aggiunge un altrettanto raffinata scelta dei colori: edifici grigio-azzurri, altri di tinta aranciata. Ad aumentare la sensazione di eterna pace e silenzio, l’assenza assoluta di qualsiasi figura umana.

Osservando attentamente l’opera si percepisce quanto le indicazioni di Leon Battista Alberti in materia di architettura fossero state assimilate anche dagli artisti. Nel suo trattato De re ædificatoria Alberti individua gli elementi stilistici del repertorio classico da riprendere: grandi archi a guisa che ricordano quelli di trionfo, pilastri, colonne, ampie cupole; tutti elementi che ritroviamo nell’opera conservata a Palazzo Ducale di Urbino.

Un’opera misteriosa

Un velo di mistero avvolge quest’opera che tutti noi conosciamo così bene ma di cui, allo stesso tempo, sappiamo così poco. Di autore rimasto ignoto, si sa solo che fu realizzata tra il 1480 e il 1490 a Urbino alla corte di Federico da Montefeltro e che, molto probabilmente, era appartenuta alla famiglia ducale. Si dice che Elisabetta da Montefeltro, figlia di Federico, potrebbe aver portato con sé il dipinto quando entrò in Monastero, dopo essere rimasta vedova nel 1482. 

Anche la sua funzione solleva dubbi e congetture. C’è chi dice fosse usato come una spalliera lignea di un arredo, o addirittura come modello per una scenografia.

Città ideale: le altre versioni

Lo sapevate che esistono altre due versioni di “Veduta di città ideale” di cui una conservata al Walters Art Museumdi Baltimora  attribuita allo stesso autore della tavola urbinate.

Veduta di città ideale, Walters Art Museumdi Baltimora

L’altra, diversa dalle altre due per stile e colori, è conservata alla Gemäldegalerie di Berlino.

Versione conservata alla Gemäldegalerie di Berlino.

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