Il giovane gentiluomo di Fra Galgario arriva in Carrara

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È il 1735. In una Bergamo ancora sotto il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, un anziano pittore bergamasco osserva il dipinto che sta ultimando. Il soggetto della tela è un giovane uomo ritratto con indosso una giacca elegante color tortora, foderata di tessuto verde; evidente è il contrasto tra il bianco della camicia e il nero della cravatta a farfalla e del particolare copricapo, il tricorno, popolare nella moda del XVIII secolo. Immortalato a mezza figura, con il braccio destro appoggiato sul fianco, in una posa tipica della ritrattistica, il giovane sembra in procinto di allacciarsi la giacca, ne tiene con la mano sinistra un lembo, quasi a volersi dare un contegno più formale e più adatto alla solennità del momento. Lo sguardo finale che lancia al suo creatore è quasi impenetrabile, a metà tra lo sprezzante e l’annoiato. Il risultato è il frutto di un lavoro iniziato nel 1730, un’opera che diventerà emblema della maturità artistica del pittore.

Fra Galgario (Giuseppe Ghislandi), Ritratto di giovane gentiluomo, 1730-1735 circa, olio su tela

Il ritrattista Bergamasco

L’autore è Giuseppe Ghislandi (1655-1743), più conosciuto con l’appellativo di Fra Galgario, artista nato a Bergamo che trascorse un lungo periodo di formazione a Venezia come allievo e collaboratore del pittore Sebastiano Bombelli, per poi tornare nella città natale, dove si stabilì nel convento del Galgario da cui derivò il suo famoso soprannome. Si distinse come ritrattista della società bergamasca del primo Settecento, dimostrando un particolare intuito per la resa psicologica dei suoi personaggi, sia che fossero di alto lignaggio e facoltosi o di umili origini, sempre mantenendo però un equilibrio con la ritrattistica ufficiale dell’epoca.

Fra Galgario e l’Accademia Carrara

L’opera è Ritratto di giovane gentiluomo, un olio su tela che, quasi trecento anni dopo la sua creazione, ha trovato oggi la sua nuova casa nell’Accademia Carrara di Bergamo, pinacoteca nata sul finire del XVIII secolo per volere del conte Giacomo Carrara e della cui collezione fanno parte circa 1.800 opere d’arte tra dipinti, sculture, disegni, libri, stampe e cornici.  Questo dipinto è entrato a far parte del percorso espositivo del museo solo nell’autunno del 2020 e si tratta di un ingresso per comodato da parte della Direzione Regionale Musei Lombardia. 

L’Accademia Carrara è già dimora di diverse opere di Fra Galgario, trenta in totale, e Ritratto di giovane gentiluomo ha trovato la sua naturale collocazione all’interno della sala 21 del museo, uno spazio dedicato completamente al ritratto lombardo tra Seicento e Settecento, in constante dialogo con altri capolavori dell’artista, quali Ritratto del conte Giovanni Secco Suardo col servitore e Ritratto di giovane pittore. L’opera risale al periodo più maturo della pittura di Fra Galgario e rappresenta una delle testimonianze più significative della sua capacità di unire perfettamente la tradizione coloristica veneta e l’attenzione, più tipicamente lombarda, ad una raffigurazione che fosse vera e fedele alla realtà. 

L’identità nascosta del gentiluomo

Non resta che domandarsi chi fosse il gentiluomo del titolo ma ancora oggi la sua identità non è certa. Il dipinto è stato per decenni all’interno di Palazzo Marenzi, in via Pignolo, e di conseguenza si è ipotizzato che potesse raffigurare un esponente di tale famiglia. È doveroso ricordare, tuttavia, che i Marenzi entrarono in possesso del palazzo solo all’inizio del Novecento mentre il dipinto risale agli anni ‘30 del Settecento, secolo in cui padrona del palazzo era la famiglia Tassi. Il sospettato più famoso apparteneva, infatti, a questa dinastia: è il Conte Francesco Maria Tassi, amico e biografo di Fra Galgario, nonché scrittore e autore delle Vite de’ pittori, scultori e architetti bergamaschi.

Il fulcro di questa supposizione, che viene formulata per la prima volta negli anni ’20 del Novecento dallo studioso Ciro Caversazzi, si riscontra nella somiglianza tra il giovane uomo del dipinto e un’incisione premessa all’edizione delle Vite nella quale è immortalato Francesco Maria Tassi, anche se in un’età più matura. Questa ipotesi ha trovato il sostegno di altre voci, tra cui quella dello storico dell’arte Franco Mazzini, ma non persuade in via definitiva, anche in virtù del fatto che lo stesso Tassi non raccontò, nella sezione delle Vite dedicata all’amico, di essere mai stato ritratto dal lui.

Ad ogni modo si può ritenere, sulla base della storia collezionistica dell’opera, rimasta sempre nella città di Bergamo, che il giovane gentiluomo appartenesse alla piccola nobiltà cittadina, i cui esponenti divennero i principali committenti e soggetti dei ritratti di Fra Galgario. A questo proposito, come ricordava il Tassi nelle Vite, “…non si può ora spiegare, come a gara tutti andassero per avere da lui o ritratti o di quelle capricciose teste che hanno fatto tanto strepito oltre i monti…”.  

Fra Galgario (Giuseppe Ghislandi), Ritratto di giovane gentiluomo, 1730-1735 circa, olio su tela
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