Sponsorizzare opere d’arte: la Coop e il restauro de L’annunciazione dell’amore di Filippo Cifariello
L’attività di sponsorizzazione di opere d’arte se costituisce un indubbio strumento di promozione per l’azienda che se ne fa carico, rappresenta, relativamente alla vita di un’istituzione museale, una risorsa preziosa oltre che un riconoscimento del valore e dell’importanza delle sue raccolte.
Di recente, mediante l’impegno profuso dalla Fondaco srl comunicare con l’arte – la società di comunicazione che si prefigge di valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale ricercando e coinvolgendo investitori fra l’altro disposti a finanziare operazioni di restauro – la Coop Alleanza 3.0 , che a quella società si era rivolta con il compito di rintracciare opere da restaurare in nove regioni d’Italia, ha offerto la propria disponibilità a finanziare il restauro della monumentale scultura in gesso di Filippo Cifariello (Molfetta 1864 – Napoli 1936) dal titolo L’annunciazione dell’amore (1898) di proprietà della Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” di Bari.
Nel dettaglio, si tratta di un progetto giunto ormai alla sua quarta edizione, significativamente intitolato “Opera Tua – Coop Alleanza 3.0”, che si avvale del coordinamento scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale e del patrocinio del Touring Club Italiano. L’annunciazione dell’amore è stata scelta, tramite votazione on line, dal 71% dei votanti, ottenendo ben 22.294 voti.
La donazione di Filippo Cifariello alla Pinacoteca barese
L’opera fa parte della cospicua donazione elargita nel 1934 alla Pinacoteca, all’epoca di recente fondazione e prossima al trasferimento nell’attuale sede (1935), dallo scultore molfettese che con questo atto, in una fase di grande fervore della vita della nascente istituzione, intendeva sancire il profondo attaccamento nei confronti della terra d’origine per la quale aveva peraltro fornito un cospicuo contributo in imprese monumentali di indiscutibile rilevanza.
Avvenuta in due momenti diversi ma fra loro ravvicinati, la generosa elargizione si compone di ben quarantatré gessi ascrivibili a un ampio percorso creativo che dal Busto di Monsignor Danieli (1895) perviene al Busto di Galileo Chini (1934) – e include fra l’altro l’assertivo, quasi spiazzante nel suo integrale realismo, Autoritratto -, annoverando anche un ricco epistolario, una raccolta di fotografie e una collezione di giornali d’epoca riferiti alla sua produzione e a vicende personali che lo avevano visto protagonista, nel primo decennio del Novecento, di un drammatico episodio di cronaca nera. È noto che lo scultore, in un impeto di gelosia, nell’agosto del 1905, a breve distanza dall’inaugurazione nel capoluogo pugliese del Monumento equestre a Umberto I, aveva ucciso la moglie, la canzonettista di origine francese Maria de Browne.
Ed è proprio costei a essere rappresentata, in tutta la sua opulenta, conturbante nudità ne L’annunciazione dell’amore. Seduta sul bordo di una vasca interamente rivestita da un fregio di rose, esplicita concessione a un gusto di ascendenza liberty rintracciabile fra l’altro nel basamento del monumento equestre barese, la giovane donna tende l’orecchio nell’atto di ascoltare quanto un messaggero d’amore dalle enormi ali le viene sussurrando dolcemente all’orecchio. Stando a una serie di testimonianze, la versione in marmo di questa composizione sarebbe custodita in un museo di Boston mentre il bronzo era stato acquistato da Felice Spera che lo aveva destinato al giardino della sua villa a Napoli.
Rivissuta retrospettivamente attraverso il filo della memoria, anche alla luce del tragico epilogo di quel tormentato rapporto, alla scultura l’artista avrebbe riservato, nell’autobiografia Tre vite in una edita nei primi anni trenta del Novecento, icastiche e poco entusiasmanti parole: rievocando gli anni (1895-1900) in cui aveva risieduto a Passau, in Germania, con l’incarico di direttore artistico della fabbrica di porcellana Dressel, Kister & Cie, Cifariello aveva infatti annotato: ‹‹[…] Oltre ai busti completati, ultimai un grande gruppo che non riuscì a soddisfare in alcun modo i miei desideri. Lo plasmai e riplasmai molte volte, senza raggiungere le linee sognate. Al gruppo detti il titolo: L’Annunciazione dell’Amore››. In realtà l’opera, affine, relativamente allo schema compositivo, al bozzetto per il concorso del Monumento a Goffredo Mameli (1890) e, quindi, al Cristo e la Maddalena (1892; Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), sarebbe stata esposta alla Biennale di Venezia del 1899, dove attrasse l’attenzione della critica, insieme a un gruppo di opere in cui si riproponeva l’abilità ritrattistica dell’artista – Arnold Böcklin per esempio – e nel quale andava annoverata anche La sfinge, ennesimo tributo, attraverso l’immagine di una femminilità erotica e pervasiva, alla donna amata.
Fotografie d’epoca attestano il posto di rilevo che a L’annunciazione dell’amore era stato riservato in una sala della Pinacoteca barese in un precedente allestimento, immediatamente successivo alla all’acquisizione della donazione cui peraltro veniva riservata ampia visibilità.
Grazie all’operazione promossa dalla Coop e, conseguentemente, al restauro affidato alla ditta Cilli di Bari, ma soprattutto, grazie a tutti coloro che, con il loro voto, hanno fornito un contributo attivo nel favorire il restauro de L’annunciazione dell’amore, a questa grande composizione verrà finalmente restituito il ruolo che le spetta all’interno della Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” di Bari.