Marcel Duchamp è una delle figure più interessanti e innovative della storia dell’arte del XX secolo. Nato in Francia, a Neully-sur-Seine nel 1887, Duchamp è stato uno dei principali attori del movimento dadaista. Nonostante la vicinanza al Dadaismo, Marcel Duchamp è una figura che difficilmente può essere inquadrato in un qualsiasi schema.
Duchamp ha attraversato innumerevoli fasi artistiche, dalle avanguardie storiche al Dadaismo, fino all’invenzione che cambiò definitivamente il concetto di opera d’arte e rivoluzionò la storia dell’arte. In questo articolo vedremo il passaggio di Marcel Duchamp dalla pittura al ready-made.
Il Ready Made
Molti associano il suo nome ai ready–made. Egli fu il primo in assoluto a trasformare in opera d’arte un oggetto d’uso comune senza operare su di esso alcun intervento di carattere estetico.
Forse però non tutti sanno che le sua produzione artistica fu estremamente variegata e che le prime esperienze pittoriche del giovane Marcel furono caratterizzate da un’ assimilazione delle principali novità stilistiche del momento: Neoimpressionismo, Fauvismo, Simbolismo, Futurismo.
Duchamp e la quarta dimensione
Tra tutti gli stili, è nell’ambito del cubismo che egli si muove con maggior disinvoltura, come dimostrano le opera qui di seguito, realizzate nel 1911 e 1912.
Duchamp introduce la nozione di quarta dimensione nella sua ricerca teorica e plastica contemporaneamente a molti altri artisti cubisti, futuristi o astratti.
Per Duchamp, la quarta dimensione corrisponde all’invisibile che la pittura deve mostrare: le idee, l’anima e i movimenti del corpo, gli impulsi erotici, il tempo e lo spazio che sono deformati.
Nel quadro Nudo (studio), giovane triste in treno, conservato alla collezione Peggy Guggenheim di Venezia, l’interesse di Duchamp per il cubismo e lo studio della quarta dimensione si manifestano chiaramente.
Tra gli elementi che riprende dal movimento che deve i suoi natali a Picasso e Braque troviamo la tavolozza sobria. Diversamente dagli impressionisti, i cubisti prediligevano l’utilizzo di una tavolozza con pochi colori, generalmente compresi tra il marrone e il grigio.
Sempre dal cubismo Duchamp riprende la tendenza a subordinare la fedeltà rappresentativa alle esigenze della composizione astratta.
Ma più di tutti, egli si focalizza sulla descrizione del movimento che, come in un caleidoscopio, viene frammentato in tutte le sue fasi. L’interesse di Duchamp si concentra sulla descrizione di due movimenti distinti: Quello del treno e il movimento ondeggiante del corpo del giovane.
Il moto in avanti del treno è suggerito dal moltiplicarsi delle linee e de volumi della figura, che risulta addirittura trasparente e che permette di intravedere attraverso di essa i finestrini. Il moto ondeggiante della figura è invece reso da una sere di ripetizioni in direzione contraria.
Questa sequenza di immagini replicate richiama gli effetti della crono-fotografia, e le relative idee dei futuristi italiani, dalle quali Duchamp riconosce l’influenza.
Duchamp usa questo espediente formale non solo per illustrare il movimento, ma anche per integrare la figura nell’ambiente che la circonda e conferirgli quella malinconia suggerita nel titolo dell’opera.
Il passaggio di Marcel Duchamp dalla pittura al ready-made
Il rifiuto al Salon des Indépendants del 1912 dove Duchamp partecipò presentando Nudo che scende le scale n.2, segna il punto di rottura che porterà Duchamp ad allontanarsi progressivamente dalla pittura e a prendere le distanza dal mondo dell’arte virando verso una produzione artistica più irriverente e, a suo dire, meno anacronistica.
Nel 1913 Duchamp realizza il suo primo ready-made: Ruota di bicicletta.
Per Duchamp il ready-made rappresenta l’opportunità concreata per contestare un sistema dell’arte troppo accademico e ancora troppo legato alla teorizzazione di ciò che costituisce un’opera d’arte. Selezionando semplicemente elementi prefabbricati e chiamandoli arte, Duchamp è riuscito a sovvertire le nozioni consolidate del mestiere dell’artista e dell’esperienza estetica dello spettatore.
A proposito di ready-made lo sapete che la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ne conserva uno dei più famosi tra le sue collezioni?
Si tratta di una delle versioni della famosissima Fountain di Richard Mutt (così si firmò Duchamp sotto falso nome).
Altro non è che un comune orinatoio che Duchamp firmò con i nome di “R. Mutt”.
L’opera realizzata nel 1917, non fu mai esposta al pubblico e successivamente andò perduta.
Dal 1964 esistono nel mondo sedici repliche dell’oggetto e una di queste la trovate su Artsupp! La trovate nella sezione della collezione permanente della Galleria Nazionale!
Se vi interessa scoprire di più su Fountain di Duchamp, ecco un approfondimento: Duchamp: Fountain e il ready made