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La Visitazione di Francesco Caucig

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RECUPERO DI UN DIPINTO SCOMPARSO DA PIÙ DI CENTO ANNI

Grazie alla collaborazione della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e al risolutivo intervento dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio culturale di Udine lo scorso mese di maggio, dopo più di cento anni, ha fatto ritorno a Palazzo Coronini Cronberg un’opera di cui si erano perse completamente le tracce all’epoca della Prima guerra mondiale: la Visitazione del pittore Francesco Caucig (1755-1828). 

Un pittore di fama internazionale

Il nome di Francesco Caucig, considerato oggi uno dei protagonisti del Neoclassicismo europeo, non è forse molto noto al grande pubblico, ma presso i suoi contemporanei godette di grande apprezzamento e la sua vicenda personale è strettamente legata alla storia della famiglia Coronini Cronberg.

Nato a Gorizia nel 1755 da genitori di origini slovene, fu presto notato per il suo talento dal conte Guidobaldo Cobenzl che lo raccomandò al figlio, Giovanni Filippo, avviato a una brillante carriera politica e diplomatica alla corte di Vienna dove Caucig fu inviato a proseguire i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti. Negli anni successivi soggiornò a lungo in Italia, a Bologna e soprattutto a Roma, dove coltivò la sua passione per l’arte antica e per i grandi maestri del Rinascimento, frequentando alcuni dei più importanti artisti dell’epoca come Pompeo Batoni, Felice Giani, Angelica Kaufmann e Antonio Canova.

Rientrato a Vienna nel 1787 cominciò a ottenere commissioni da parte di influenti famiglie aristocratiche, con opere di soggetto religioso, ma più spesso di argomento storico, mitologico o allegorico. La sua attività lo portò a Mantova, a Venezia, dove si stabilì per ben sette anni, e poi di nuovo a Vienna con il prestigioso incarico di professore per la pittura di storia all’Accademia.

La Visitazione nella Cappella di Palazzo Coronini © Foto Pierluigi Bumbaca

Da Vienna a Gorizia: i dipinti della cappella Cobenzl

La carriera di Caucig si svolse principalmente tra l’Austria, la Germania, l’Ungheria e la Boemia e proprio per la cappella della villa del suo mecenate Giovanni Filippo Cobenzl a Reisenberg, nei pressi di Vienna, eseguì intorno al 1800 una serie di tele con storie della vita di Maria. Nel 1810 alla morte del conte Cobenzl tre di questi dipinti furono ereditati, insieme a tutto il suo patrimonio, dal conte Michele Coronini Cronberg e giunsero quindi a Gorizia. 

Come confermano anche gli storici locali, uno, raffigurante l’Assunzione della Vergine fu sistemato sull’altare della cappella del castello di Cronberg, la principale residenza dei conti Coronini oggi in Slovenia, gli altri due, con la Visitazione e la Fuga in Egitto, furono collocati nella cappella del Palazzo Coronini Cronberg di Gorizia.

Tutti e tre i dipinti, che costituivano l’unica testimonianza dell’opera di Caucig nella sua città natale, scomparvero durante la Prima guerra mondiale. L’Assunzione fu danneggiata a causa di uno sconsiderato arrotolamento che danneggiò la superficie pittorica. Ne restano solo pochi frammenti che il conte Guglielmo Coronini fece restaurare negli anni Cinquanta. Quello meglio conservato, con un angioletto, è oggi esposto in una sala del Palazzo. Delle altre due tele di Caucig si persero invece completamente le tracce durante il conflitto, come ricordano numerose pubblicazioni uscite negli anni successivi che, tuttavia, non danno alcuna indicazione sulle circostanze in cui avvenne la sparizione. 

Francesco Caucig

La sparizione durante la Prima guerra mondiale

La sorte toccata ai due dipinti è emersa invece recentemente grazie alle informazioni fornite da alcuni documenti conservati nell’Archivio Storico Coronini Cronberg e in quello della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.

Quando nel 1916 l’esercito italiano conquistò la città, anche a Gorizia fu subito messo in atto lo stesso piano di tutela  e salvaguardia dei beni storico-artistici e librari adottato fin dall’entrata in guerra dell’Italia in tutti i centri più vicini al fronte. Tale piano, condotto sotto la regia del noto critico d’arte Ugo Ojetti, prevedeva il prelievo dei beni e il loro trasporto in luoghi sicuri al di là degli Appennini, soprattutto a Firenze e a Roma. Tale sorte toccò anche alla biblioteca e alle opere d’arte di proprietà dei Coronini, che, sotto i colpi dei bombardamenti, avevano precipitosamente abbandonato la loro residenza.

Nel 1919 uno stretto collaboratore di Ojetti, lo storico dell’arte Giorgio Nicodemi, restituì personalmente al conte Carlo Coronini, il padre dell’ultimo discendente Guglielmo, “tutti i materiali artistici e bibliografici messi in salvo per sottrarli ai pericoli della guerra  per cura del Segretariato Generale per gli affari civili del Comando Supremo del R. E. Italiano. Si fa eccezione per due tele del Caucig delle quali si farà ricerca presso la R. Galleria degli Uffizi dove i due quadri furono depositati”.

Quali fossero i due quadri di Caucig lo specifica meglio lo stesso conte Carlo in una lettera inviata il 2 dicembre 1919 al Regio Commissariato per la Venezia Giulia di Trieste: “nel novembre 1917 furono spediti da Gorizia a Udine molti oggetti d’arte recuperati a Gorizia. In una lista ufficiale sono anche nominati due quadri del conosciutissimo pittore goriziano Caucig (l’uno rappresentava l’incontro di Maria ed Elisabetta, l’altro la fuga in Egitto e tutt’e due erano del medesimo grande formato) […]. I suddetti quadri si trovavano nella cappelletta del Graffenberg (Zingraf) a Gorizia e appartengono ai miei genitori […]. Molti quadri ed altri oggetti messi in salvo a Firenze furono restituiti e non si capisce che i suddetti 2 quadri che pure si trovavano anche nella lista delle cose salvate abbiano potuto smarrirsi”.

Nelle settimane successive le autorità triestine fecero effettivamente ricerche a Firenze, Roma e Venezia, ma, come scrissero a Carlo Coronini il 20 febbraio 1920, senza alcun esito. Dei due dipinti di Caucig non si seppe più nulla… fino a pochi mesi fa.

Johan Daniel Donat, Giovanni Filippo Cobenzl, 1775

Il ritrovamento e il recupero

Nel dicembre del 2020, infatti, uno storico dell’arte interessato alle opere di Caucig ha segnalato alla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg che uno dei dipinti già conservato nella cappella del Palazzo di Gorizia era comparso sul mercato antiquario, fornendo a riprova anche una fotografia dell’opera. Potendo contare sui documenti che ricostruivano nel dettaglio la vicenda della scomparsa e la denuncia rivolta alle autorità del tempo dai conti Coronini, la Fondazione ha ritenuto che vi fossero sufficienti elementi per poter rivendicare, come legittima erede dei conti Coronini, la proprietà del dipinto.

Dopo i primi contatti con la competente Soprintendenza, che ha subito sostenuto l’istanza della Fondazione e ha consentito il ritrovamento di altri documenti relativi alla vicenda nei propri archivi, le indagini sono passate al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine che, dopo aver individuato la pala d’altare in una galleria d’arte di Roma, in  collaborazione con il Nucleo di Roma e con la Soprintendenza speciale capitolina, ne ha fatto disporre il sequestro da parte della Procura della Repubblica di Roma. La stessa autorità giudiziaria ha in seguito emesso un provvedimento di dissequestro e restituzione a favore della Fondazione Coronini. Nel mese di maggio il dipinto ha fatto così ritorno a Gorizia ed è stato ricollocato nella cappella del Palazzo Coronini da dove era stato asportato più di cento anni prima.

Francesco Caucig, Visitazione, inizio XIX secolo (dettaglio)

Una ferita risanata

La ricomparsa della Visitazione di Caucig, la cui perdita era stata vissuta all’epoca come una ferita che toccava nel profondo la storia della città e di uno dei suoi figli più illustri, assume oggi per la Fondazione un significato simbolico di ampia portata. In un periodo in cui Caucig non godeva ancora dell’apprezzamento internazionale che ha raggiunto negli ultimi decenni, il conte Guglielmo Coronini era già intenzionato a valorizzarne la figura, non solo per le sue origini goriziane, ma anche per il legame con  i Cobenzl, che egli considerava parte della propria famiglia, come conferma il fatto che nei primi anni Sessanta acquistò presso l’Accademia di Vienna un consistente corpus di disegni dell’artista, ancora conservati nelle collezioni della Fondazione.

Proprio per questo nei prossimi anni la Fondazione si impegnerà certamente, nel ricordo dei conti Cobenzl e dei conti Coronini, a promuovere e a valorizzare la figura di questo artista che non lavorò mai nella sua città natale, ma che per tutta la vita si firmò sempre “Francesco Caucig Goriziano” e che, anche nell’epigrafe tombale, è ricordato come “FR. CAUCIG PICTOR EGREGIUS GORICIUS”.

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