Gianni Berengo Gardin, uno dei più famosi fotografi italiani, è in mostra al Maxxi di Roma fino al 18 Settembre 2022 con Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere.
Gianni Berengo Gardin, fotografo della realtà
Nato a Santa Margherita Ligure il 10 Ottobre del 1930, cresce e studia a Venezia che diventa la sua vera città natale e di cui erano originari già i nonni e il padre.
La sua carriera da fotografo inizia nei primi anni ’50, quando, grazie all’incontro con un editore entra nel mondo del foto-giornalismo.
All’interno della mostra, Berengo Gardin ci regala quella che è nota come “fotografia vera“, ovvero non manipolata in alcun modo dal punto di vista digitale ma semplicemente fedele alla realtà, senza per questo risultare neutrale o distaccata ma – al contrario – sempre partecipe e coinvolta.
Gianni Berengo Gardin diventa uno dei fotografi italiani più importanti del dopoguerra, capace di incorniciare in uno scatto le diverse realtà che gli si presentano davanti agli occhi: dai ritratti di stampo umanista, fino alle opere di architettura – aiutato anche dall’amicizia con Carlo Scarpa e Renzo Piano – al paesaggio, all’industria e al sociale.
Durante il corso della sua carriera ha tenuto circa 300 mostre sia in Italia che all’estero.
L’occhio come mestiere
Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere – curata da Margherita Guccione e Alessandra Maurodal – si articola in 150 fotografie.
Gli scatti non seguono un preciso ordine cronologico ma raccontano le fasi salienti della carriera e della vita di Berengo Gardin.
C’è ovviamente Venezia con le calli, gli scorci della città e il canal grande fino alle immagini più recenti, datate 2013, relative al progetto sulle grandi navi. Il risultato che ne viene fuori è un ritratto gentile e umano della città lagunare.
C’è il ricordo del mondo dell’industria, ad esempio nelle immagini che raccontano grandi aziende come Pirelli, Fiat, Alfa Romeo e soprattutto Olivetti, società per cui il fotografo lavorò a lungo e ne immortalò diversi aspetti: dalle sedi e la loro architettura, fino agli scatti che esaltano più il grande valore sociale dell’ azienda.
Si arriva a Milano, città sinonimo di cultura e impegno sociale. Qui i ritratti di diversi personaggi dell’epoca come Ettore Sotsass, Lucio Fontana, Gio Ponti, Ugo Mulas e Dario Fo.
Mantenendosi sempre fedele al voler rappresentare la realtà esattamente così com’era, Gianni Berengo Gardin non si lascia sfuggire scene di vita quotidiana come alcuni operai al lavoro al porto di Genova nel 1988, dei passeggeri su un treno Roma-Milano nel 1991 o un ragazzo che gioca a pallone a Taranto.
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In mostra anche gli scatti realizzati negli ospedali psichiatrici pubblicati già nel 1968 all’interno di un libro realizzato da Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia.
Queste sono fotografie di denuncia sulle condizioni in cui versavano i pazienti psichiatrici dei manicomi italiani prima dell’approvazione – nel 1978 – della legge 180, nota come legge Basaglia, che ne sancì la chiusura definitiva.
Infine, all’interno del percorso espositivo sono anche inclusi circa 250 libri e cataloghi realizzate da Berengo Gardin con autori del calibro di Gabriele Basilico, Luciano D’Alessandro, Ferdinando Scianna, Renzo Piano, o con la rivista “Il Mondo” di Mario Pannunzio, l’intellettuale che, per stessa ammissione del fotografo, ebbe una grandissima influenza su di lui.