È un ritorno a casa quello del Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo alla GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano.
L’opera, realizzata nel 1901 è ritenuta un capolavoro divisionista, al cui pari se ne conoscono davvero poche.
La scena rappresentata – un gruppo di lavoratori che rivendica i propri diritti alla fine dell’Ottocento – è diventata talmente nota da essere considerata alla stregua di un’icona pop.
Perché Quarto Stato?
Nell’ottocento, con il termine Quarto Stato si indicava la classe sociale più umile del popolo, quella composta per lo più da lavoratori. I tre personaggi che si stagliano davanti alla folla, due uomini e una donna con un bambino in braccio, sono simbolo delle classi più basse.
Nonostante siano vestiti con abiti poveri hanno però negli occhi la fierezza e la determinazione di chi sta rivendicando i propri diritti.
Il Quarto Stato: gli studi e l’opera
Prima di arrivare al Quarto Stato così come lo ammiriamo oggi, Pellizza da Volpedo ne realizzò diversi studi preliminari: Ambasciatori della fame (1892), Il cammino dei lavoratori (1899) e La Fiumana ( 1895 ), attualmente conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano.
Purtroppo Fiumana rimase incompiuta per via della strage di Stato ordinata dal generale Bava Beccaris avvenuta durante i moti di Milano nei primi di maggio del 1898.
Pellizza in ogni caso, sconvolto dalle morti provocate dai militari, si dedicò ad una versione ancora più monumentale dell’opera su cui lavorò in maniera quasi ossessiva.
Nacque così il Quarto Stato.
Protagonista è la massa dei lavoratori che cammina, portando avanti lo sciopero e acquistando allo stesso tempo la forza e il potere per contrattare il proprio salario.
La luce ha un ruolo simbolico nel dipinto: colpisce gli uomini ma illumina la donna, la cui immagine può ricordare quella di una maternità cristiana. La folla è più sfocata e oscurata verso il fondo. Più intensa invece è la luce in testa al corteo.
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Il ritorno alla GAM
Il Quarto Stato ha avuto una storia abbastanza travagliata.
Il quadro, una volta concluso, venne proposto dall’artista a più di un’esposizione ma venne costantemente rifiutato.
Pellizza morì suicida nel giugno del 1907 e non lo vide mai esposto.
Dopo varie vicissitudini, il Quarto Stato arrivò grazie ad una sottoscrizione popolare alla Galleria d’arte Moderna ma nel 2010 venne trasferito al Museo del Novecento, all’epoca da poco inaugurato, dov’è rimasto fino ad oggi.
Dai primi di luglio il dipinto è tornato “a casa” alla GAM .
Qui è stata realizzata un’apposita area per accoglierlo, collocata più precisamente tra la sala 28 che accoglie la Maternità di Gaetano Previati e la sala 30 dedicata a Giovanni Segantini.