Mosè Bianchi è senza dubbio il più noto artista cui la città di Monza ha dato i natali, nel 1840. Un personaggio memorabile, con la sua lunga barba bianca, protagonista assoluto della scena artistica cittadina nella seconda metà dell’Ottocento, un periodo di grande fermento che vede all’opera in città numerosi pittori, da Eugenio Spreafico a Emilio Borsa fino al celebre Pompeo Mariani. I Musei Civici di Monza conservano diverse opere di Mosè Bianchi, tra cui il cartone preparatorio per il “Genio di Casa Savoia“, un pezzo raro e delicato sia per i materiali che per le specifiche legate alla sua conservazione ed esposizione al pubblico.
La città vive negli anni di fine Ottocento un periodo di radicali cambiamenti, sia nel tessuto urbano che nella dimensione sociale: Monza si avvia a divenire la capitale indiscussa dell’industria del cappello e tra le torri delle chiese e i tratti superstiti delle mura medievali il suo skyline appare costellato di ciminiere e fabbriche che si estendono nelle periferie, ancora connotate in realtà da una dimensione rurale che sopravviverà fino ai primi anni del Novecento.
Ma un’altra, determinante presenza caratterizza la Monza di fine Ottocento: la villa, progettata un secolo prima da Giuseppe Piermarini per Maria Teresa d’Asburgo che la volle come residenza di campagna per il figlio, governatore della Lombardia, era diventata la residenza prediletta per la stagione estiva del principe Umberto e della principessa Margherita di Savoia, dal 1878 re e regina d’Italia.
Sono memorabili le cronache dei viaggi di un’intera corte che per mesi si trasferiva a Monza, dove Umberto coltivava le sue passioni e Margherita riceveva ospiti con l’eleganza e il garbo che la contraddistinguevano. I sovrani amavano viaggiare in treno e Monza offriva la comodità di una linea ferroviaria – la seconda in Italia dopo la Napoli-Portici – che agevolava gli spostamenti. E’ per questo che, nel 1883, la vecchia stazioncina monzese viene sostituita da un edificio più ampio, all’interno del quale viene ricavata una sala d’attesa riservata ai reali e ai loro ospiti, la cosiddetta “Saletta Reale”. Mosè Bianchi viene allora incaricato di realizzare sulla volta del locale, caratterizzato da una decorazione ricchissima in stile eclettico, un dipinto celebrativo della dinastia sabauda.
Il Bianchi dedica una cura particolare all’elaborazione del soggetto: ne sono testimoni numerosi disegni e schizzi preparatori conservati in vari musei, mentre i Musei Civici di Monza espongono il bozzetto preliminare, donato dal nipote di Mosè, Pompeo Mariani. Il bozzetto racconta ancora oggi la tormentata gestazione del complesso dipinto, legata soprattutto alla difficile soluzione dello scorcio di sottinsù: un genio alato sostiene, tra un tripudio di putti, lo scudo di casa Savoia con i simboli della regalità. Lo scudo sabaudo, la corona e il collare dell’Annunziata troneggiano al centro sullo sfondo di uno svolazzante drappo rosso, mentre il cielo azzurro con leggere nuvole bianche è destinato a “sfondare” la volta della Saletta, mettendo a frutto le suggestioni tiepolesche che il Bianchi aveva riportato dai suoi soggiorni veneti.
Proprio perchè occasione di studio, il bozzetto presenta alcuni ripensamenti, evidenti in particolare nella figura del genio rimodellata avvalendosi dell’inserimento di un pezzetto di carta incollato sopra la tela per consentire una migliore correzione dell’anatomia, come si evince dalla parte di gamba e piede del giovane che il recente restauro ha rimesso in evidenza.
Una volta definito l’insieme della composizione, Mosè Bianchi passa alla realizzazione del cartone preparatorio a grandezza naturale, un’opera delicata e monumentale di quasi 5 metri per 3 metri e mezzo che ha trovato la giusta collocazione negli spazi del museo a partire dal 2014.
Donato dalla famiglia dell’altro nipote di Mosè Bianchi, Emilio Borsa, il cartone ci regala un ulteriore tassello nel processo creativo del pittore, in un ideale percorso che dall’idea iniziale ci porta al risultato finale, che ancora possiamo ammirare sulla volta della Saletta Reale della stazione.